Sospetto di DSA: difficoltà di lettura, inversioni e omissione … di soccorso.

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Carissimi colleghi,

abbiamo di fronte la nostra classe ogni giorno, i volti dei nostri alunni, i loro sforzi, le loro difficoltà, le loro vittorie e i loro piccoli grandi momenti di sconforto, abbiamo di fronte dei piccoli uomini e delle piccole donne in una fase delicatissima della propria esistenza, anni importanti per la formazione della personalità e di ciò che saranno domani.

A questa cosa io ci penso spesso e mi chiedo altrettanto spesso quanto ciò che faccio con e per loro e ciò che dico loro possa influire sulle loro vite, sull’immagine che ognuno di loro sta costruendo di sé , sull’uomo o la donna che un giorno sarà. E allora come si fa quando ci si accorge di avere davanti un bambino che sembra essere diverso, che non marcia a ritmo degli altri, che mostra difficoltà e battute di arresto in quello che dovrebbe essere un percorso pensato per tutti?

Un bambino che va male a scuola ben presto verrà etichettato dagli altri bambini, inutile negarlo.

E che immagine costruirà di se stesso? Forse penserà di non essere in grado, di essere diverso, di valere meno degli altri? E questa convinzione lo abbandonerà mai o lo accompagnerà nella vita influenzando anche le sue relazioni, il suo lavoro, le sue scelte?

Per l’insegnante arrivare a definire quale sia il problema alla base di tali difficoltà è fondamentale. Ma certo non sempre è semplice giungere ad una soluzione e molto spesso i tempi sono necessariamente lunghi, i percorsi a volte tortuosi e le dinamiche non sempre semplici. E quindi ? Come fare?

Troppo spesso ho visto lasciar correre, ho assistito all’atteggiamento di insegnanti che per ignoranza ( inammissibile a mio parere…) o per mancanza di impegno o timore di un super-lavoro ( peggio ancora a mio parere…) fa finta di non vedere, o peggio ancora di non capire. E allora si chiamano i genitori e si dice che il bambino non ce la fa, che gli altri invece non hanno problemi e che quindi, non si dice ma lo si fa intendere, è colpa sua.

E in questo avvicendarsi di colloqui, di lavaggio di mani, di scarico di responsabilità, di pressapochismo didattico e di poca chiarezza e spesso anche di scarsa coerenza quasi ci si dimentica di lui, o lei.

Ci si scorda che al centro di tutto c’è quel malcapitato alunno che non capisce cosa stia accadendo ma che probabilmente ha la netta sensazione che il lui ci sia qualcosa che non va.

Lo capisce dai voti deludenti ma più di tutto dagli atteggiamenti di chi lo circonda, da chi non sa cosa fare o da chi dichiara di dover aspettare la terza per fare qualcosa. Intanto lui è lì .Indifeso.

Mi appello alla professionalità di chi invece non si ferma di fronte a semplici osservazioni ma decide di fare, di chi si informa e si forma, di chi decide di stare dalla parte dell’alunno, di cercare strategie, di provare soluzioni, di pensare in modo costruttivo.

Perché sarà pur vero che “prima della terza non si certificano i dsa”, ma è anche vero che questi bambini esistono anche prima della terza.

Fornire alle famiglie le informazioni necessarie , gli esercizi di rinforzo, gli strumenti compensativi permetterà loro di seguire il percorso del proprio figlio, e di diventarne parte attiva ; non tutti i genitori sono disinteressati, molti sono solo poco ( … o male ) informati.

Lavorare sulla classe perché tutti  imparino che essere diversi non è una condanna ma semplicemente una sfumatura differente in un insieme di colori e perché le diversità diventino ricchezze; perché ognuno si senta libero di poter essere se stesso, di mettere in campo le proprie competenze e di appoggiarsi agli altri in caso di difficoltà.

Facciamolo davvero colleghi, perché non è impossibile.

Forse difficile, ma non impossibile.

Ne sono assolutamente certa.

Maestra Elena

 

 

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